Eclettico, dinamico, versatile, intraprendente, ingegnere meccanico “per vocazione”, con una smisurata passione per la sperimentazione, in laboratorio e nelle scelte professionali.
La carriera di Florenzo Moccia, originario di Manduria (TA), è partita ancor prima di aver conseguito la laurea in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Bari, con un contratto da Restaurant Supervisor per una multinazionale nel Nord Italia, e si è sviluppata attraverso esperienze lavorative che lo hanno portato a ricoprire svariati ruoli come Project Engineer, Marketing Manager, Business and Engineering Consultant, fino a ruoli manageriali di rilievo, nell’industria aerospaziale, automobilistica, petrolifera e farmaceutica.
Il suo è il nuovo profilo protagonista della rubrica “Alumni Stories”, uno spazio dedicato agli Alumni del DMMM all’interno della Newsletter del Dipartimento, pensato per raccontare i percorsi professionali più significativi nati tra le aule del Politecnico.
Raccontaci il tuo percorso professionale. Come è iniziata la tua carriera e qual è il tuo ruolo oggi?
Al rientro dall’esperienza Erasmus in Polonia, qualche mese prima della laurea in Ingegneria Meccanica, ho sentito il bisogno di entrare nel mondo del lavoro, lontano dalla mia terra d’origine. La mia carriera è iniziata a Milano, come Restaurant Supervisor per Compass Group, multinazionale di servizi di ristorazione. Dopo meno di un anno ho deciso di cambiare settore, entrando nel mondo industriale con l’azienda Tieffe S.p.a., dove ho realizzato il mio primo brevetto. In quegli anni avevo una grande “sete” di esperienze e non volevo precludermi alcuna possibilità: per questo, ho accettato prima un incarico in Rinascente da Project Engineer specializzato in Retail Store Design, e dopo in ambito Oil&Gas per ECIS Group SpA, lavorando alla progettazione di quadri di controllo pneumo-idraulici per le valvole di teste di pozzo. Mi accorgevo che le mie competenze erano richieste e questo mi consentiva di cambiare ed esplorare. L’esperienza più formativa, però, è arrivata quando mi sono dedicato al marketing, un campo diverso rispetto alla mia formazione tecnica. Per la Manuli Industries, ho guidato l’avvio delle reti di vendita nell’Est Europa, Argentina e Sudafrica, occupandomi di product mix, implementazione dei sistemi informativi, recruitment e formazione. Vivevo in Polonia ma il mio lavoro mi portava a viaggiare continuamente, facevo quasi duecento voli l’anno!
Dopo circa tre anni, per la Manuli ho assunto la direzione tecnica del centro di ricerca e sviluppo a Bologna, ma questo ruolo, pur essendo estremamente gratificante dal punto di vista economico, non mi soddisfaceva del tutto e così ho deciso di cambiare e sono entrato nel settore petrolifero. Per PIBIVIESSE mi sono occupato sia della parte tecnica che commerciale, ricoprendo prima l’incarico di Key Account Manager e di seguito di Marketing Manager. Successivamente, mi è stata proposta l’opportunità di diventare Amministratore Delegato di una start-up di Milano operante nel settore dell’acustica: colta al volo! Sono poi diventato socio in capitale della società e poi ho acquisito tutte le quote, convertendola in engineering-company. Ci sono stati anche tre anni in cui mi sono concentrato esclusivamente sull’attività di consulenza, che mi ha permesso di instaurare collaborazioni con molteplici aziende nazionali e internazionali. Ad un certo punto, però, ho deciso di ridurre le attività di consulenza per dedicare più tempo alla famiglia e concentrare le mie energie sul settore aerospaziale. Nel 2018 ho assunto il ruolo di Direttore Tecnico in ASE S.p.A., con la responsabilità di guidare un gruppo dedicato allo sviluppo di progetti e prodotti aerospaziali.
Nel 2022 mi sono trasferito in Svizzera, dove ho assunto la posizione di Engineering Manager presso Viasat, operando nei settori satellitare e aeronautico. Qui ho avuto l’obiettivo di sviluppare e implementare un’unità di comunicazione installata sulla fusoliera dei velivoli per consentire la connessione diretta con i satelliti.
Due anni più tardi, a Zurigo, ho iniziato a lavorare per Daedalean, concentrandomi sullo sviluppo di una videocamera dotata di intelligenza artificiale per il riconoscimento degli oggetti in volo e il supporto al pilotaggio in condizioni di scarsa visibilità. Conclusa questa esperienza, sono entrato in TMC Europe, dove ho fornito consulenza a Thales: inizialmente per la progettazione del Battery Management System dell’I-Hab del Lunar Gateway, e successivamente con un coinvolgimento più ampio in altri progetti, tra cui lo Space Rider.
Oggi mi occupo principalmente di meccanica strutturale e termofluidodinamica nel settore aerospaziale. Con il tempo e numerose esperienze, ho acquisito la consapevolezza che, più che rivestire ruoli di vertice, ciò che mi appassiona davvero è essere in prima linea, affrontare direttamente i problemi ingegneristici, trovare soluzioni innovative e condurre test. Anche nel mio ruolo di Direttore non ho mai smesso di lavorare in laboratorio! Conservo ancora una camicia, che il mio ruolo richiedeva, macchiata d’olio del differenziale e del cambio di un F35, che presentava dei problemi, che ho risolto lavorando direttamente al banco di prova. Questo approccio problem-solving è il risultato degli studi universitari e della passione per la meccanica sperimentale che mi è stata trasmessa durante gli anni al Politecnico.
Il tuo percorso è ricco di esperienze internazionali, prima con l’Erasmus durante gli studi universitari e poi nel corso della tua carriera professionale. Cosa consiglieresti ai giovani che stanno per intraprendere il percorso di studi in ingegneria?
Sono convinto che quella dell’Erasmus dovrebbe essere un’attività obbligatoria per gli studenti! Nel mio caso personale, è stata una delle esperienze più belle della vita, quella che mi ha aiutato a rompere il cordone ombelicale con il paese, mi ha aperto la mente. Io ho voluto vivere questa esperienza all’ultimo anno di università ed è stata una scelta proficua, apprezzata anche a livello aziendale. Quando sono entrato in Manuli, infatti, sono stato selezionato per un incarico in Polonia per due motivi: per la mia esperienza in oleodinamica e per la mia pregressa conoscenza di questo Paese e della sua cultura. Mi ha letteralmente aperto le porte del mercato internazionale in generale.
Oltre a questo, ancora più strategico, è sicuramente conoscere la lingua inglese, non semplicemente a livello scolastico o come mero studio finalizzato al credito universitario. Conoscere l’inglese, e più in generale le lingue straniere, rappresenta un trampolino di lancio. Per me, la professione stessa è stata un “continuo Erasmus”, perché anche da professionista ho fatto molta esperienza all’estero, tra Inghilterra, Francia, Turchia, Stati Uniti, Medio-Oriente.
Il mio consiglio alle nuove generazioni è di sperimentare il più possibile e di cogliere ogni opportunità che si presenta, anche quando sembra di partire da una situazione di svantaggio. È in queste circostanze che si sviluppa la motivazione a studiare, a documentarsi e a crescere. Affrontare l’ignoto è un enorme vantaggio, che porta a conoscenze e competenze che mai avresti pensato di acquisire. Non bisogna temere di tuffarsi in acque sconosciute, ma bisogna esplorare con curiosità e determinazione. Le esperienze all’estero sono imperdibili, perché arricchiscono sia sotto il profilo professionale che umano, e non bisogna mai perdere il desiderio di continuare a imparare.
Come un bravo tecnico diventa un ottimo leader? In base alla tua esperienza, quali sono le doti di un vero leader?
La leadership può derivare dalle caratteristiche personali di una persona o essere acquisita attraverso corsi di formazione e approfondimenti teorici. Un ottimo leader si forma tramite l’esperienza e la capacità di relazionarsi con gli altri, di influenzare le loro azioni, indipendentemente dal ruolo ricoperto. Se dovessi individuare la mia prima esperienza di leadership, la farei risalire a quei momenti trascorsi in spiaggia con la chitarra. Situazioni del genere ti abituano a stare al centro dell’attenzione, a coinvolgere le persone e a sviluppare meccanismi e schemi che poi riesci a trasferire anche in contesti più formali, come una convention con direttori, amministratori delegati e clienti. È importante avere cultura manageriale e, ancor di più, sviluppare doti comunicative e capacità di ascolto, senza ostacoli gerarchici.
Un altro aspetto fondamentale è la presenza di una figura di riferimento, un mentore che sappia guidarti nel percorso di crescita come leader. Durante la mia esperienza in Manuli ho avuto la fortuna di incontrare il mio più grande mentore, che oggi è uno dei miei più cari amici. È stato lui a motivarmi, spronarmi e a guidarmi. Da lui ho imparato che per essere un leader occorre essere sé stessi, avere una visione chiara e non temere di confrontarsi con gli altri.
Il tuo percorso professionale è ricchissimo e variegato, hai avuto qualche perplessità nell’intraprendere attività non perfettamente aderenti ai tuoi studi? Che cosa ti senti di condividere su questo aspetto con i nostri neolaureati?
Secondo me, il primo lavoro per un laureato è quasi sempre una tappa di scoperta: serve tempo per comprendere i propri reali interessi e delineare la propria identità professionale. Ogni progetto innovativo, anche quando non lo si conosce a fondo, rappresenta un’occasione preziosa per crescere. Più che temere la difficoltà o la novità, è importante affrontarla con curiosità, impegno e la volontà di approfondire, studiare e acquisire nuove competenze.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi professionali?
Mi piacerebbe operare nel settore farmaceutico, un ambito che conosco già e nel quale ho maturato una certa familiarità grazie ad esperienze pregresse ed al master in Commissioning & Qualification &GMP Compliance per impianti farmaceutici conseguito lo scorso anno. Mi considero un “eterno studente”, perché continuo a coltivare la curiosità e la passione per l’apprendimento, qualità che mi spingono a mettermi continuamente in gioco affrontando con entusiasmo nuove sfide professionali.